Libri piacevoli

Un nome da bottone

“Avrebbe trascorso molto tempo a cercare di ricordare, superare, affrontare, rivisitare. Poi avrebbe deciso che non aveva più l’età né la volontà di aspettare e avrebbe ripreso la sua vita. Sapeva che sarebbe andata così e si consolò dicendo che almeno una cosa da Alessio si sarebbe impegnata a impararla: come dimenticare e rimuovere il passato. Per dimenticare a lui non serviva che un attimo. A lei sarebbe servito magari un attimo un po’ più lungo del previsto.”

C. Coppini

Anche questa volta non parleremo del libro anche se è un romanzo che fa riflettere. Il protagonista Alamaro, un nome da bottone appunto, è un affascinante uomo di successo che nel corso della propria vita riesce a compiere grandi cose ma, se si osserva bene, la sua vita è scandita da donne, trenta per la precisione. Insomma quest’uomo così bello, così ricco, così determinato, in ogni sua azione importante ha sempre avuto dietro di se una donna a sostenerlo.

Torniamo a noi. Il messaggio che vogliamo trasmettere oggi  è un altro ed è la velocità con la quale l’altro sesso dimentica.

“Stasera ti vengo a prendere in palestra” e noi ci crediamo!
Quindi: non posso mettere la tuta vecchia perché magari ci fermiamo fuori a bere qualcosa; accidenti la tuta nuova è troppo tecnica e se andiamo in un localino carino non va bene; allora mi porto il cambio, sì dai perfetto così indosso il mio bel pantalone e la scarpa col tacco.
E cosa succede? Finiamo la nostra ora di ginnastica, corriamo negli spogliatoi: sfiliamo  la tuta , ci laviamo con le salviettine profumate, ci vestiamo alla velocità della luce, un filo di trucco, non troppo che non fa donna sportiva, ci precipitiamo fuori perché, poverino, chissà da quanto ci sta aspettando e…e lui non c’è. Non c’è!
Non solo non è venuto ma, quattro secondi netti dopo avercelo detto, se ne è anche dimenticato.
E se la mattina dopo, un filo risentite perché siamo dovute tornare a casa a piedi con i tacchi e il borsone, gliene chiediamo conto, lui, candido come un giglio, ci domanderà “Ah! Ma ieri eri in palestra?”.

Per non parlare di quando uno si dimentica di venirti a prendere…all’OSPEDALE, dopo un intervento nel quale ti hanno omaggiato di ben 57 punti in un posto dove non batte il sole. E quando tu, stanca di aspettare colui che non arriva, prendi il tuo trolley, torni a casa a piedi (tanto la clinica è vicina), arrivi e suoni il campanello, lui apre la porta sorpreso ed esclama “Ecco cosa dovevo fare stamattina!”

E questi sono solo alcuni dei  miliardi di esempi che potremmo fare, dal “dove sei?” quando sono quindici anni che rientriamo dall’ufficio alla stessa ora, al “ma dovevo prendere io i bambini a scuola?” quando la maestra ha già allertato i servizi sociali di zona per abbandono di minori, fino al fatidico “sei sicura di avermelo già detto?” dopo che per la quarantasettesima volta gli spieghiamo che sì, i suoi calzini sono sempre nel terzo cassetto a destra nel quale giacciono da almeno sette anni.

Forse è arrivato il momento che cominciamo a dimenticare qualcosa anche noi, il momento in cui iniziamo a scordarci proprio di loro.

E allora la prossima volta che andate in palestra, se volete essere riaccompagnate o, meglio, portate fuori a bere qualcosa,  vi consigliamo di fare l’occhiolino al maestro di Pilates ma affrettatevi ad uscire perché c’è il rischio che se ne scordi.

Per saperne di più su Clementina Coppini. 

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