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Che mondo sarebbe?

Pur avendo letto libri sulla seconda guerra mondiale e sulle azioni orribili del nazismo, pur avendo visitato centri di concentramento come Mauthausen e Auschwitz, pur avendo avuto prova ripetuta delle atrocità commesse, non ci eravamo mai soffermate sul ruolo ‘specifico’ delle donne in tutto questo orrore.
Leggere il libro/cronaca “Il cielo sopra l’inferno” di Sarah Helm che parla dell’unico campo femminile in Germania, Ravensbrück, ci ha obbligato a qualche riflessione.
Siamo state obbligate a considerare che spesso quelle donne fossero anche madri, ancora più spesso madri involontarie perchè violate dai loro stessi torturatori. Mamme che, prima della propria sofferenza, hanno dovuto vivere o meglio, subire, quella dei loro figli.
Donne che, in quanto tali, hanno avuto un ruolo di serie B nella denuncia dei crimini nazisti.
Donne che, in quanto tali, non hanno avuto la stessa considerazione dei prigionieri di guerra maschi. Nonostante fossero militari russe, spie inglesi, partigiane polacche o francesi o italiane. Nonostante avessero lottato come gli uomini in un mondo di uomini.
Sono state progioniere, schiave, prostitute e anche carnefici di un mondo voluto e comandato dagli uomini. Anche le donne peggiori vengono ricordate come l’amante di, la compagna di, la moglie di.
Non ci è stata riconosciuta neanche la dignità di essere cattive.
Da questo libro emerge un’altra triste realtà, riscontrabile ai giorni nostri, anche se meno drammatica: il nostro continuo antagonismo nel soddisfare il desiderio, o meglio, lo stereotipo, maschile.
Come sarebbe migliore il mondo se, invece che competere per il riconoscimento degli uomini, imparassimo ad elevare i meriti di ognuna di noi.
Se, invece che elemosinare attenzione e considerazione dal mondo maschile, vivessimo del sostegno del mondo femminile che, in modo molto più concreto, ha la sensibilità su cosa sia giusto e cosa sbagliato.
Che mondo sarebbe se cercassimo di sostenere chi di noi riesce ad affermarsi anziché cercare di distruggere per invidia chi ha fatto meglio di noi?
Che mondo sarebbe se quelle 30.000 donne detenute a Ravensbrück si fossero unite per ‘schiaffeggiare’ come fissero i loro figli quegli uomini che le hanno sottomesse e fatte soffrire in nome di un ideale nel quale neanche credevano?
Che mondo sarebbe se superassimo le invidie e utilizzassimo solo il buon senso che, in quanto donne, ci è stato elargito a piene mani?
Che mondo sarebbe se smettessimo di ricordare gli orrori che sono stati compiuti?

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