Libri piacevoli

Sorellanza

“Lei, per la prima volta, si stava chiedendo se esistesse una qualità speciale in possesso solo donne, capace di legarle fittamente come sorelle in una società di comuni intenti. Un gruppo ancora silente che, quando avesse preso corpo, avrebbe avuto la voce possente delle verità incontrovertibili. Sì, forse era proprio così e la storia le avrebbe dato ragione. “Sorellanza”, ecco qual era la parola: persone legate insieme dal solo fatto di essere donne, al di là della loro età, della condizione sociale, della formazione: libere o maritate, madri o fanciulle, ricche o povere, religiose o razionaliste, bionde, brune, rosse, giovani o vecchie, tutte sarebbero state unite per affermare il proprio valore.
Quella era la sorellanza. Ripeté due volte la parola nella mente e trovò che suonasse in modo veramente forte. Avrebbero dovuto farne qualcosa di quel termine. Qualcosa di importante.”

Fiammetta”      E. Abbadessa

Abbiamo scelto questo brano innanzitutto perché pensiamo che Ersilia Abbadessa sia una vera Signora e che circoli molto bene ma soprattutto perché abbiamo fatta nostra la sua idea di Sorellanza.

Non ne siamo consapevoli ma questo concetto ci accompagna da tutta la vita. Fin dalla scuola materna abbiamo un bisogno fortissimo dell’amichetta o delle amichette a cui stringerci per affrontare la dura vita dell’asilo. Per non parlare degli anni dell’adolescenza, come avremmo fatto ad analizzare in ogni dettaglio il pensiero di Luca della terza C che ci ha osservate passare con quello sguardo tipico dell’adolescente, o anche della mucca che guarda il treno, senza l’ausilio delle nostre fidate amiche?

E a vent’anni? Avremmo mai potuto partecipare alla festa della nostra vita senza l’amorevole vicinanza delle nostre sorelline? Con chi abbiamo pianto disperate quando Stefano, si chiamava Stefano?, ci ha mollate sotto la pioggia alla vigilia di san Valentino?

Chi ci ha tenuto compagnia la sera prima del nostro matrimonio quando, solo guardando il vestito, saremmo allegramente emigrate in Siberia pur di non fare questo passo. E in questo momento alcune di noi staranno pensando che in Siberia in fondo non saremmo state così male….

E poi le colleghe, le mamme del corso preparto, le mamme della scuola, le amiche della palestra, quelle del caffè e chi più ne ha più ne metta. Questo elenco potrebbe essere infinito.

Ma, e c’è sempre un ma, fino a qui non è ancora stata vera sorellanza perché, in fondo, da tutte queste relazioni non è mai mancata un po’ di competizione, i rapporti non sono stati basati su una completa gratuità ed ecco perché, a parte qualche rara eccezione, si sono allentati o addirittura li abbiamo persi.

Adesso però le cose sono cambiate. Per ogni donna arriva quel momento in cui non ce la si fa più a sostenere il ritmo della propria vita con la qualità che ci siamo imposte: mogli perfette, madri presenti, padrone di casa impeccabili, donne in carriera, esempi per la società. Più semplicemente, non si ha più voglia. Se si chiede ad una donna della nostra età “Come stai?”, nella gran parte dei casi la risposta è “Sono stanca”. Ecco! E’ quando sopraggiunge questa stanchezza che è arrivato il momento di mettere in pratica la sorellanza. Intesa come quella vicinanza, quel sostegno, quella condivisione che uniscono donne che hanno capito che insieme si fa meno fatica. E’ a questo punto che si mettono da parte tutte le meschinerie, la voglia di primeggiare, la superficialità e, insieme, si costruisce un’amicizia profonda basata sul rispetto,  sulla fiducia ma, soprattutto, sulla leggerezza.

Ed ecco le amiche, anzi le sorelle, che ti portano in vacanza il giorno dopo la firma della separazione, che ti offrono da bere quando hai perso il lavoro e, da brille, ti aiutano a riscrivere il curriculum. Ecco chi ti porta a fare shopping dopo una seduta di chemioterapia o viene a trovarti, scombussolando tutto il reparto, quando tuo figlio è all’ospedale. E anche, ma non meno importante, quelle con cui esci a cena ogni tanto e con le quali condividi la scelta della macchina nuova, della scuola dei figlio o, semplicemente, del vestito che indosserai alla prossima festa.

 

Per saperne di più su Emanuela E. Abbadessa leggete la nostra intervista.

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1 Comment

  1. Non conosco l’autrice citata, lo ammetto, ma l’articolo mi ha fatto riflettere sul non voler mai, dico mai, smettere di avere delle amiche e, se possibile, delle Sorelle. Alla faccia dell’unica sorella di sangue che ho, che mi ha voltato le spalle. P

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